552 MR - Inverno

Il rigido inverno è arrivato e con esso la neve, che ha coperto ogni cosa, paralizzando le già scarse comunicazioni tra i diversi avamposti delle Lance e gli isolati villaggi degli Uomini delle Tribù, con i quali la convivenza spesso non è delle più facili.

Con un po’ di malinconia, Jordan, la cui vita negli ultimi mesi è radicalmente cambiata – mai avrebbe immaginato di partecipare ad una battaglia campale! – sta tornando verso l’accampamento, dopo aver fatto legna. Da un paio di mesi il cacciatore Alam si trova nell’avamposto dell’Ordine più a nord di tutti i Cinque Picchi, non troppo distante dalle colossali montagne che danno il nome alla regione. L’accampamento, che conta in tutto una ventina di confratelli, è la base estrema Saette, gli esploratori dell’Ordine, gli uomini cui è affidato il compito di pattugliare i confini e garantire la prima linea di sicurezza per le popolazioni che vivono più a sud.

Mentre sta deponendo la pesante gerla con la legna, Jordan viene avvicinato da uno dei suoi commilitoni, un ragazzo Tuor di nome Ben: è atteso nella tenda del tenente Davon, l’ufficiale in comando.
Dopo aver passato molte ore al freddo, il cacciatore è contento di buttare giù un sorso di vino caldo che gli viene offerto dal suo superiore, all’interno dello spartano alloggio che funge anche da sala di comando del piccolo avamposto.

“Ragazzo - esordisce Davon, un uomo corpulento sulla cinquantina – abbiamo una rogna … l’ennesima da quando siamo in questo postaccio! E’ successo un fatto spiacevole: pare che uno della tribù degli Uomini della Luna che vivono qua vicino sia stato ammazzato da uno di un’altra tribù, le Mani Insanguinate, credo. Il presunto assassino è fuggito verso i monti e due parenti della vittima sono partiti per avere soddisfazione, capisci cosa intendo. Francamente non me frega niente né del morto, né dell’assassino – per quanto mi riguarda questi selvaggi possono scannarsi notte e giorno! – ma non possiamo permettere che si facciano giustizia da soli, non dopo la fatica che stiamo facendo per dare un minimo di ordine a queste terre … Cuiraécen sa se non ce n’è bisogno! Non vogliamo che un solo delitto – di cui peraltro non sappiamo nulla – si trasformi in una faida tra tribù. Per questo ho proposto agli Uomini della Luna di aiutarli nella ricerca del fuggitivo, che dovrà essere portato a giudizio davanti agli Anziani: ho bisogno che uno dei nostri si unisca ad uno di loro per la ricerca ... e ho pensato a te, anche perché – francamente non ti capisco – ancora ufficialmente non fai parte dell’Ordine, anche se vivi come uno di noi e sotto le nostre regole. Partirai domani all’alba, se accetti”.

Leggendo una domanda negli occhi del suo interlocutore, il tenente aggiunge: “Lo so, è stupido dare la caccia ad un uomo solo in due, ma questa è una delle loro più radicate tradizioni: se un uomo è in grado di sconfiggerne due, ha diritto ad essere libero … che dire? Sono fatti così. Allora, posso contare su di te?”.

"Ecco, se le regole sono queste, non sarà facile catturarlo vivo..." risponde ancora un po' perplesso Lince, cercando un modo elegante per evitarsi una caccia all'uomo nel pieno dell'inverno, fin quando lo sguardo gli cade sulla Saetta di Cuiraecen cucita sulla tunica del Tenente... lo stesso stemma che porta Padre Athenry... O Lord Berilac... o sorella Jean... "ma credo di avere le caratteristiche adatte a questa missione, e a lei signore servono tutti i suoi effettivi, cercherò di essere all'altezza della sua fiducia". Mentre vede un sorriso aprirsi sul volto di Davon, Jordan riesce a scacciare la voce interiore che cerca disperatamente di indurlo a tirarsi in dietro e continua: "Chi è il tribale con cui farò coppia? Lo conosciamo?"

Subito dopo le battaglie Lince si era sistemato più a sud con altri cacciatori, ma poi era stata proprio Jean a convincerlo a venire in questo avamposto estremo, ed il giovane non può nascondere a se stesso che lei è l'unico reale motivo di questa scelta, per cui forse è giunto il momento di mostrare le carte: "Sono sopravvissuto al Gholem, sarebbe disdicevole se perdessi la vita in una semplice caccia al fuggitivo, ma la tua compagnia è sempre un piacere" risponde alla Saetta con un sorriso facendole segno di entrare...

La neve è già caduta copiosa nella regione, per fortuna il sentiero fra l’avamposto delle Saette e il villaggio degli Uomini della luna è abbastanza battuto, e quindi Lince riesce a tenere un buon passo alle prime luci mattutine. In realtà il ragazzo non ha dormito granché stanotte, ma è decisamente di buonumore e non sente minimamente la fatica.
Non ha mai incontrato prima d’ora questo Sigur, ma se non ricorda male, Fratello Trix gliene aveva parlato bene prima l’ultima volta che si erano incontrati, quando stava valutando se accettare l’invito di Jean a venire quassù al nord.
Superata una cresta alberata, ecco che gli si presentano le capanne dei tribali digradanti lungo un torrente di cui riesce già a distinguere il rumore.

Lince segue l'uomo a cui sembra che il suo semplice segno del capo sia stato più che sufficiente come presentazione, anche lui non è un estroverso, ma si sarebbe aspettato un minimo di accoglienza, ma gli ordini sono di non fare storie, e sinceramente sembra un buon consiglio a cui attenersi scrupolosamente!
I tribali lo guardano a malapena, tranne un giovane che lo saluta con un cenno di riconoscenza, Jordan non ne ricorda il nome, ma era un compagno di prigionia di Padre Athenry e lui stesso ha rifasciato le sue ferite dopo la liberazione. In fondo la popolazione locale è talmente ridotta che non è poi così strano riconoscere un volto, e gli Uomini della Luna sopravvissuti, provengono quasi tutti dai campi di lavoro orog...